Rocco papale, un artista trasversale, del quale, durante l’intervista, ho promesso di trovare una definizione, di due parole al massimo, che ne riassuma e fotografi l’attività.
Rocco Papaleo è un Lucano-Leone doc, nato nell’agosto del 1958, a Lauria, Potenza. Si trasferisce a Roma per studio ed entra in contatto con il mondo dello spettacolo, affermandosi come attore di cinema e teatro, ma anche come autore e musicista. Un artista trasversale, del quale, durante l’intervista, ho promesso di trovare una definizione, di due parole al massimo, che ne riassuma e fotografi l’attività. Difficile ma molto stimolante, vista la sua trasversalità (nel 2005 ha anche vinto il Premio Gaber per il Teatro-canzone).
Uno dei primi veri successi è col film “I Laureati” di Leonardo Pieraccioni, regista col quale poi continua a lavorare con entusiasmo e costanza. Buoni ruoli anche in “Ferie d'agosto” di Paolo Virzì, e ne “Il Barbiere di Rio” di Giovanni Veronesi. E’ stato anche attore in un cortometraggio di Antonello Di Leo, “Senza parole”, candidato all'Oscar nel 1997. Nel 1998 è protagonista del film “Del perduto amore” di Michele Placido e, di recente, ha lavorato ancora con Pieraccioni ne “Il Paradiso all’improvviso” e “Ti amo in tutte le lingue del mondo”. Anche la TV ringrazia: lo si ricorda nella serie “Classe di ferro” (dove interpretava il ragazzo lucano!) e nella miniserie tv Rai1 “Tra cielo e terra”. Attualmente è in teatro con “Miracoli e Canzoni”, un two-men show con Alessandro Haber, uno spettacolo particolarissimo diretto da Giovanni Veronesi.
Tu e Alessandro quando vi siete conosciuti? Su set de “I Laureati” o prima? E com’è nata questa idea del “two-men show”?
No prima, per questioni personali…eravamo fidanzati con due amiche! L’idea invece è stata del produttore, Balsamo, che ci ha proposto di fare lo spettacolo insieme e così da lui il germe… a noi piaceva l’idea, l’abbiamo sviluppata, abbiamo chiamato Giovanni ed eccoci qua.
E’ una mia impressione, però sembra che sulla scena vi stiate un pò “annusando”. Io almeno ho notato non un grandissimo affiatamento, ma è senz’altro opinabile. Forse perché siete molto diversi, no? Tu più scanzonato, anche più pacato sotto alcuni aspetti se vogliamo; lui perennemente nevrotico.
Mah, guarda, sinceramente credo che comunque si tratti di uno spettacolo che, andando avanti, ci affiaterà maggiormente. Beh, annusando no, in fondo ci conosciamo bene e non c’è nessun tipo di barriera tra noi…ovviamente è uno spettacolo nuovo…poi soprattutto per Alessandro, è una novità questa modalità di parlare al pubblico, è una cosa un po’ in cui si muove come se stesse muovendo i primi passi. Però si, magari il fatto che siamo diversi si avverte, ma anche piace in un certo senso. Fa parte anche un po’ di un disegno a monte, quello di non cercare di smussare gli spigoli, nel senso che ci piaceva anche l’idea di non fare una cosa troppo tradizionale, non troppo corretta, non tutto morbido, anzi, questi salti che danno anche un po’ di acidità alla cosa a noi non dispiacciono, con lo scopo preciso di non fare proprio uno spettacolo molto ben confezionato. Vogliamo fare uno spettacolo un po’ come dire, “sporco”, un po’ ruspante, in cui le cose che diciamo possono sembrare un po’ vere, non solo un’invenzione di comici per strappare la risata, magari anche con un piccolo dolore dentro, qua e là.
Il titolo è “Miracoli e Canzoni”. Fate uno sketch bellissimo sui miracoli…per Haber sarebbe quello di vincere l’Oscar come attore protagonista. Qual è invece il tuo Miracolo? Personale, se vuoi.
Mah, non ce l’ho un miracolo, purtroppo non ne ho fatti e temo che non ne farò! Ti riproporrei lo sketch nello spettacolo…! Sai, più che miracoli, ho i miei sogni, ovviamente la retorica non mi va di farla ma è ovvio che il contesto in cui vivo mi influenza moltissimo, quindi non riesco a prescindere dalle sorti dell’umanità in un certo senso, però non mi va di dirti una cosa retorica. Sogni tanti però…
…per esempio essere in cinquina con Haber agli Oscar??? E magari fregarglielo sul filo di lama!
No dai, rubarglielo no…mi accontenterei di stare nella cinquina e far vincere lui! (ride), perché ci tiene un po’ più di me, io poi sono più giovane e ho altre possibilità!
Ma i tuoi concittadini di Lauria, per i quali, insieme a Mango, sei Icona Regionale indiscussa, come ti vedono? Attore, canta-attore, canta-autore, musicista? Ma tu, soprattutto, cosa scriveresti veramente sulla tua carta d’identità?
Io penso che piano piano ogni persona, più è in mostra e più numerose sono le sue apparizioni, si crea un’immagine. Alla fine credo che tutti mi vedono per quello che sono veramente, anzi per quello che non sono… in fondo non sono niente di specifico, di preciso! Mi sento più “in mezzo” alle cose…in fondo sono un attore, se proprio devo vedere cosa ho sulla carta d’identità. Però mi sento un po’ più “tra le cose”: scrivo le canzoni, canto, ma ovviamente non mi sento un cantante, perché non canto le canzoni di altri, faccio le mie cose, forse l’unica professione che so svolgere è quella dell’attore, comunque l’ho imparata e, anche lì, come in tutti i lavori c’è un codice, c’è qualcosa da sapere…Lascio a voi giornalisti il compito di crearmi un’etichetta!
Allora, dammi un po’ di tempo e provo a crearla…
Ti ringrazio per l’occupazione! (risate). Io non posso dirlo, non mi sento niente di che, io cerco di esprimermi e questo è il mio compito.
Senti, io mi sento un po’ chiamata in causa, ma è dal 1999 che me lo chiedo e ne approfitto per saperlo da te: “Giornalisti” era una delle prime della serie “mestieri”, tra le varie commesse, i medici vari in famiglia e in prima linea, i carabinieri, etc. Tu in questa serie avevi un ruolo importante, ma non ha avuto successo ed è stata sospesa. Come mai non ha funzionato? Siamo noi della categoria a non interessare?
Secondo me non è un problema di argomento, anche se il successo televisivo non è una scienza esatta come invece vogliono farci credere. Sai, le cose sono anche casuali…quella serie, nel caso specifico, non era un granchè, perché la maggiori parte degli attori non era veramente personale, non so, c’era qualcosa che non andava nel cast. Poi ne ho fatta un’altra, “Cuore contro cuore” ma lì c’era un cast strepitoso, tutti attori molto bravi e funzionava…e poi erano anche molto bravi i registi.
Al di là di “Miracoli e Canzoni”, tu e Alessandro avete altri progetti insieme?
Con Haber? No, no, assolutamente! (ride). No scherzo, siamo all’inizio di un’avventura con questo spettacolo, non so che impressione tu ne abbia ricavato, ma secondo me è uno spettacolo che può fare un lungo viaggio. La prima non è stata come volevamo, infatti bastava già vederlo ieri sera e si era già sistemato qualcosa… è stata una prima strana, ho sbagliato a fare quell’ingresso dal pubblico, infatti l’abbiamo già cambiato. E’ stata un’idea di quella sera lì ma non era l’inizio giusto, ieri era tutto molto meglio, sembra poco, ma sono sfumature che a volte che fanno andare in una direzione piuttosto che in un’altra. In questo senso, lo spettacolo ha bisogno di un piccolo periodo di rodaggio, la sostanza è quella, è organizzata. Il progress sarà nel mettere tutti nella condizione giusta. La prima dell’altra sera ci ha messo sotto pressione, io stesso, che sono sempre molto sicuro perché è una modalità che conosco, ero un po’ nervoso. La chiacchierata con Rocco prosegue qualche minuto ancora sulle impressioni mie e sue circa lo spettacolo, uno scambio di opinioni, impressioni e criticità. Poi lo lascio, probabilmente a un collega che gli farà altre domande (speriamo non le mie!). Tra le varie cose, mi metto in nota la promessa-proposta di trovargli la definizione giusta. Potrei copiare quella di Jannacci, che una volta si auto-definì “cantastorie fantasista”…ma 1) mi beccherei una marea di improperi 2) l’originalità è un valore aggiunto.